S/blocco

Lorenzo Romito

La  foresta in cammino, May 1st, 2021, azione pubblica in contrasto alla devastazione ambientale, per il blocco immediato delle ruspe e  l’esproprio d’urgenza per l’area privata del complesso industriale dismesso ex snia viscosa (lago Bullicante) oggi monumento naturale. By La communauté du lac Bullicante, le Forum Territoriale Parco delle Energie et Stalker. Photo by Peter T Lang.

Roma Città all’Aperto!
appello per trasformare lo spazio pubblico in laboratorio della transizione ecologica 

Non chiudiamoci più in casa, ma per favore neanche in cinema, teatri e scuole, non ancora. E’ tempo di tornare a vederci, ma all’aperto. Abbiamo davanti 6 mesi di buona stagione per riappropriarci dello spazio pubblico della nostra città rigenerarlo e rigenerare noi stessi. Ne abbiamo entrambi un gran bisogno.

Nell’anno trascorso, Stalker con la SUN, Scuola di Urbanesimo Nomade, affiancando realtà sociali e culturali particolarmente attive sul territorio, ha sperimentato il possibile uso, in sicurezza, dello spazio aperto come luogo di azione artistica, formazione reciproca e trasformazione della percezione e dell’uso di alcuni luoghi emergenti che stentano ad essere riconosciuti come di particolare interesse pubblico, luoghi da cui apprendere e di cui aver cura che costituiscono dei laboratori unici verso la transizione ecologica. Abbiamo concentrato l’attenzione su:

  • gli spazi della risorgenza spontanea dell’ambiente selvatico in città, spazi degradati e offesi che grazie all’abbandono e alla reazione creativa della natura costituiscono dei veri e propri epicentri di biodiversità fondamentali per la rigenerazione naturale della città
  • i luoghi pubblici dismessi dell’abitare informale e autorganizzato di una società pluriculturale, dove invece è in gioco il configurarsi di una ricchissima sociodiversità, costruiti dai movimenti di lotta della casa attraverso una inedita forma, orizzontale e reciproca di ospitalità tra italiani e stranieri.

Il riemergere del selvatico e la rigenerazione della pratica dell’ospitalità, due temi nodali della poetica/politica di Stalker fin dai suoi albori negli anni ‘90 che oggi agiamo al Lago Bullicante con il Forum Territoriale del Parco delle Energie e nel quartiere Esquilino, con un progetto di museo diffuso dell’atto di ospitalità, Mad’O, con l’occupazione abitativa pluriculturale di Spin Time/Santa Croce.

A questi vorremmo presto aggiungere, ritornandovi, il Campo Boario, spazio pubblico in perenne rigenerazione dove dal 1999 al 2004, insieme ai curdi di Ararat, rom, artisti, architetti e attivisti del Villaggio Globale abbiamo iniziato a sperimentare una possibile relazione creativa tra azioni d’arte pubblica, formazione diffusa nello spazio pubblico e trasformazione urbana. Da allora molto è cambiato, è nato e morto il mercato dell’altra economia, è sopraggiunta l’accademia d’Arte ed affianco nel vecchio macello si sono definitivamente installati la facoltà d’architettura e un centro per le arti performative davanti al cui ingresso dormono dei senzatetto,  a dimostrazione che quanto sperimentato informalmente venti anni fa non riesce ancora a diventare pratica di interazione creativa tra istituzioni e cittadinanza.

Quelli con cui  interagiamo sono tutti spazi in cui l’autorganizzazione e l’attivismo sociale hanno delineato, tra mille difficoltà, prospettive di grande innovazione culturale e sociale anche se restano ancora largamente sconosciute alla cittadinanza, incomprese dalla ricerca accademica e per lo più osteggiate dall'amministrazione pubblica. Questi sono gli spazi e le questioni su cui continueremo nei prossimi mesi a lavorare all’aperto, con altri, in pubblico.

Ora il governo ci comunica che possono riaprire non solo i musei ma anche i cinema e i teatri e tutte le scuole di ogni ordine e grado, ma la campagna vaccinale stenta e il numero dei contagiati è ancora molto alto, troppo alto quello dei morti. 

Vorremmo pertanto fare un appello a cittadinanza e istituzioni, al mondo dell’arte, della scienza, della cultura e dell’educazione: facciamo dello spazio pubblico a Roma un terreno comune per elaborare azioni artistiche e culturali, pratiche di formazione continua e diffusa e strategie di trasformazione urbana in linea con le urgenze dettate dalla transizione ecologica da intraprendere.

La stagione è buona per fare di Roma una città all’aperto, sperimentando una riappropriazione diffusa, sociale e culturale, dello spazio pubblico che attraverso l’arte, il cinema, la musica, il teatro, la formazione artistica, ecologica e scientifica, trasformi le piazze, i parchi, i siti archeologici, gli spazi pubblici emergenti e quelli dismessi e sottratti al pubblico godimento, in laboratori a cielo aperto dove dispiegare in sicurezza e con modalità ecologicamente sostenibili un processo collettivo di rigenerazione delle persone, della città e dell’ambiente in cui viviamo. A ottobre saremo sicuramente più consapevoli, felici e pronti ad affrontare le nuove sfide che la crisi pandemica e climatica ci proporranno.

Questo il ruolo di laboratorio verso un mondo possibile che possiamo dare allo spazio pubblico nei prossimi mesi, per attivare l’inderogabile trasformazione sociale necessaria alla riconversione ecologica e sollevando arte e cultura dal ruolo estemporaneo e strumentale di spericolata retroguardia a copertura di un retorico e irragionevole ritorno alla normalità e all’uso degli spazi chiusi. L’obiettivo da perseguire non può essere il ritornare al mondo di prima, in apnea, dimenticando ciò che ci è successo e cedendo ad un malinteso concetto di libertà, la libertà di far finta che non sia successo niente. Possiamo trasformare lo spazio pubblico nel teatro di un processo di elaborazione ed emancipazione collettiva di quei comportamenti sociali, assieme creativi, responsabili e consapevoli che sono oggi necessari a portarci fuori dalla crisi pandemica e da quella ambientale.

E’ tempo di comprendere e far comprendere che solo la formazione e la partecipazione attiva delle persone può consentire quella rivoluzione dei comportamenti, di emancipazione civica e culturale, che è alla base della transizione ecologica, ben più dell’innovazione tecnologica, e che è urgente intraprendere. 

Il vero rischio calcolato che il governo deve assumersi è quello di riconoscere la responsabilità dei cittadini, il loro desiderio di conoscere, la loro capacità di comprendere e agire per il bene comune, fornendo loro fiducia, spazi, strumenti e autonomia operativa. Un’intelligenza collettiva così vivace nel nostro Paese e in particolar modo a Roma, ma largamente osteggiata dalle istituzioni sempre più propense a l'elargizione di privilegi che a riconoscere qualità e diritti.

Sappiamo che tutto ciò richiede uno sforzo immaginativo e organizzativo tale da sembrare impossibile, ma è più di un anno che viviamo in un mondo che avremmo ritenuto impossibile fino al giorno in cui tutto ciò è iniziato. Certo una tale scelta rischia di confliggere con ideologie, pratiche e normative, con interessi consolidati più o meno legittimi, con la diffidenza di molti, tutti ostacoli che si possono e vanno superati. Sarebbe una scelta assennata quanto visionaria, un rischio calcolato, il rischio di cambiare piuttosto che il rischio del contagio.

Nei prossimi 6 mesi, favoriti dal clima, educhiamoci tutti a cambiare comportamenti e abitudini rendendoli più consapevoli e sostenibili, riscoprendo il piacere di esplorare, conoscere e aver cura delle città e dei suoi territori urbani, agricoli e selvatici. Questa bella stagione del possibile è anche quella che ci separa dalle prossime elezioni amministrative e forse agire laboratori e cantieri nello spazio pubblico rendendo protagonisti i luoghi, i temi, le realtà e le pratiche che vi si agiscono è ben più utile e interessante che scegliere tra generici candidati e programmi.

Quella che ci aspetta non è più soltanto una lotta di classe ma una lotta tra chi ama, cura e crea e chi no. Tra chi è ancora disposto ad offendere ed umiliare sé stesso, gli altri e il mondo e chi non è più disposto a tollerarlo. Capiremo poi ad ottobre se è maturo il tempo per tornare nei cinema e nei teatri e magari tornare a votare.

La  foresta in cammino, May 1st, 2021, azione pubblica in contrasto alla devastazione ambientale, per il blocco immediato delle ruspe e  l’esproprio d’urgenza per l’area privata del complesso industriale dismesso ex snia viscosa (lago Bullicante) oggi monumento naturale. By La communauté du lac Bullicante, le Forum Territoriale Parco delle Energie et Stalker. Photo by Peter T Lang.

Roma Città all’Aperto!
appello per trasformare lo spazio pubblico in laboratorio della transizione ecologica 

Non chiudiamoci più in casa, ma per favore neanche in cinema, teatri e scuole, non ancora. E’ tempo di tornare a vederci, ma all’aperto. Abbiamo davanti 6 mesi di buona stagione per riappropriarci dello spazio pubblico della nostra città rigenerarlo e rigenerare noi stessi. Ne abbiamo entrambi un gran bisogno.

Nell’anno trascorso, Stalker con la SUN, Scuola di Urbanesimo Nomade, affiancando realtà sociali e culturali particolarmente attive sul territorio, ha sperimentato il possibile uso, in sicurezza, dello spazio aperto come luogo di azione artistica, formazione reciproca e trasformazione della percezione e dell’uso di alcuni luoghi emergenti che stentano ad essere riconosciuti come di particolare interesse pubblico, luoghi da cui apprendere e di cui aver cura che costituiscono dei laboratori unici verso la transizione ecologica. Abbiamo concentrato l’attenzione su:

  • gli spazi della risorgenza spontanea dell’ambiente selvatico in città, spazi degradati e offesi che grazie all’abbandono e alla reazione creativa della natura costituiscono dei veri e propri epicentri di biodiversità fondamentali per la rigenerazione naturale della città
  • i luoghi pubblici dismessi dell’abitare informale e autorganizzato di una società pluriculturale, dove invece è in gioco il configurarsi di una ricchissima sociodiversità, costruiti dai movimenti di lotta della casa attraverso una inedita forma, orizzontale e reciproca di ospitalità tra italiani e stranieri.

Il riemergere del selvatico e la rigenerazione della pratica dell’ospitalità, due temi nodali della poetica/politica di Stalker fin dai suoi albori negli anni ‘90 che oggi agiamo al Lago Bullicante con il Forum Territoriale del Parco delle Energie e nel quartiere Esquilino, con un progetto di museo diffuso dell’atto di ospitalità, Mad’O, con l’occupazione abitativa pluriculturale di Spin Time/Santa Croce.

A questi vorremmo presto aggiungere, ritornandovi, il Campo Boario, spazio pubblico in perenne rigenerazione dove dal 1999 al 2004, insieme ai curdi di Ararat, rom, artisti, architetti e attivisti del Villaggio Globale abbiamo iniziato a sperimentare una possibile relazione creativa tra azioni d’arte pubblica, formazione diffusa nello spazio pubblico e trasformazione urbana. Da allora molto è cambiato, è nato e morto il mercato dell’altra economia, è sopraggiunta l’accademia d’Arte ed affianco nel vecchio macello si sono definitivamente installati la facoltà d’architettura e un centro per le arti performative davanti al cui ingresso dormono dei senzatetto,  a dimostrazione che quanto sperimentato informalmente venti anni fa non riesce ancora a diventare pratica di interazione creativa tra istituzioni e cittadinanza.

Quelli con cui  interagiamo sono tutti spazi in cui l’autorganizzazione e l’attivismo sociale hanno delineato, tra mille difficoltà, prospettive di grande innovazione culturale e sociale anche se restano ancora largamente sconosciute alla cittadinanza, incomprese dalla ricerca accademica e per lo più osteggiate dall'amministrazione pubblica. Questi sono gli spazi e le questioni su cui continueremo nei prossimi mesi a lavorare all’aperto, con altri, in pubblico.

Ora il governo ci comunica che possono riaprire non solo i musei ma anche i cinema e i teatri e tutte le scuole di ogni ordine e grado, ma la campagna vaccinale stenta e il numero dei contagiati è ancora molto alto, troppo alto quello dei morti. 

Vorremmo pertanto fare un appello a cittadinanza e istituzioni, al mondo dell’arte, della scienza, della cultura e dell’educazione: facciamo dello spazio pubblico a Roma un terreno comune per elaborare azioni artistiche e culturali, pratiche di formazione continua e diffusa e strategie di trasformazione urbana in linea con le urgenze dettate dalla transizione ecologica da intraprendere.

La stagione è buona per fare di Roma una città all’aperto, sperimentando una riappropriazione diffusa, sociale e culturale, dello spazio pubblico che attraverso l’arte, il cinema, la musica, il teatro, la formazione artistica, ecologica e scientifica, trasformi le piazze, i parchi, i siti archeologici, gli spazi pubblici emergenti e quelli dismessi e sottratti al pubblico godimento, in laboratori a cielo aperto dove dispiegare in sicurezza e con modalità ecologicamente sostenibili un processo collettivo di rigenerazione delle persone, della città e dell’ambiente in cui viviamo. A ottobre saremo sicuramente più consapevoli, felici e pronti ad affrontare le nuove sfide che la crisi pandemica e climatica ci proporranno.

Questo il ruolo di laboratorio verso un mondo possibile che possiamo dare allo spazio pubblico nei prossimi mesi, per attivare l’inderogabile trasformazione sociale necessaria alla riconversione ecologica e sollevando arte e cultura dal ruolo estemporaneo e strumentale di spericolata retroguardia a copertura di un retorico e irragionevole ritorno alla normalità e all’uso degli spazi chiusi. L’obiettivo da perseguire non può essere il ritornare al mondo di prima, in apnea, dimenticando ciò che ci è successo e cedendo ad un malinteso concetto di libertà, la libertà di far finta che non sia successo niente. Possiamo trasformare lo spazio pubblico nel teatro di un processo di elaborazione ed emancipazione collettiva di quei comportamenti sociali, assieme creativi, responsabili e consapevoli che sono oggi necessari a portarci fuori dalla crisi pandemica e da quella ambientale.

E’ tempo di comprendere e far comprendere che solo la formazione e la partecipazione attiva delle persone può consentire quella rivoluzione dei comportamenti, di emancipazione civica e culturale, che è alla base della transizione ecologica, ben più dell’innovazione tecnologica, e che è urgente intraprendere. 

Il vero rischio calcolato che il governo deve assumersi è quello di riconoscere la responsabilità dei cittadini, il loro desiderio di conoscere, la loro capacità di comprendere e agire per il bene comune, fornendo loro fiducia, spazi, strumenti e autonomia operativa. Un’intelligenza collettiva così vivace nel nostro Paese e in particolar modo a Roma, ma largamente osteggiata dalle istituzioni sempre più propense a l'elargizione di privilegi che a riconoscere qualità e diritti.

Sappiamo che tutto ciò richiede uno sforzo immaginativo e organizzativo tale da sembrare impossibile, ma è più di un anno che viviamo in un mondo che avremmo ritenuto impossibile fino al giorno in cui tutto ciò è iniziato. Certo una tale scelta rischia di confliggere con ideologie, pratiche e normative, con interessi consolidati più o meno legittimi, con la diffidenza di molti, tutti ostacoli che si possono e vanno superati. Sarebbe una scelta assennata quanto visionaria, un rischio calcolato, il rischio di cambiare piuttosto che il rischio del contagio.

Nei prossimi 6 mesi, favoriti dal clima, educhiamoci tutti a cambiare comportamenti e abitudini rendendoli più consapevoli e sostenibili, riscoprendo il piacere di esplorare, conoscere e aver cura delle città e dei suoi territori urbani, agricoli e selvatici. Questa bella stagione del possibile è anche quella che ci separa dalle prossime elezioni amministrative e forse agire laboratori e cantieri nello spazio pubblico rendendo protagonisti i luoghi, i temi, le realtà e le pratiche che vi si agiscono è ben più utile e interessante che scegliere tra generici candidati e programmi.

Quella che ci aspetta non è più soltanto una lotta di classe ma una lotta tra chi ama, cura e crea e chi no. Tra chi è ancora disposto ad offendere ed umiliare sé stesso, gli altri e il mondo e chi non è più disposto a tollerarlo. Capiremo poi ad ottobre se è maturo il tempo per tornare nei cinema e nei teatri e magari tornare a votare.

  • Lorenzo Romito, stalker, Rome.
  • Lorenzo Romito, stalker, Rome.
  • Lorenzo Romito, stalker, Roma.